Ambiente

LA PANDEMIA SOTTILE

Martedì 19 gennaio 2021 è stata una giornata drammatica per la qualità dell’aria della Pianura Padana. Il livello del particolato 2.5 (il dato che indica le polveri ultrasottili) è stato talmente alto da aver permesso alla città metropolitana di Milano di aggiudicarsi il davvero poco lodevole primato di terza città con l’aria più inquinata del pianeta alle spalle di Dacca (Bangladesh) e Delhi (India).

Dagli ultimi dati elaborati dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), si evince che in Italia l’inquinamento atmosferico causa 84.300 vittime l’anno per patologie ad esso legate. Si tratta del dato più alto d’Europa. Inoltre, uno studio italiano del 2016 (Respiratory symptoms/diseases prevalence is still increasing, Respiratory Medicine 110 (2016) pp. 58-65) ha mostrato come l’incidenza delle malattie respiratorie sia più che raddoppiata in 25 anni (dal 1985 al 2011). Queste patologie e le morti ad esse legate sono concentrate principalmente in Lombardia che si attesta come una delle tre aree europee con l’aria maggiormente insana (le altre due si trovano rispettivamente in Polonia e Romania). Sono dati da bollettino di guerra, molto simili a quelli causati nel nostro Paese dal Covid-19 (ad oggi circa 85.000 morti in quasi 11 mesi di pandemia), ma dei quali nessuno sembra interessarsi. Probabilmente perché, a differenza del Covid, cercare di contrastare davvero l’inquinamento atmosferico significherebbe mettere in discussione l’intero sistema economico, sociale e produttivo, – e questo, si sa, è qualcosa che scontenta chi gestisce i comandi della giostra.

Trasporto su gomma, motore a scoppio, allevamenti intensivi di bestiame, tecnologie superate di riscaldamento e, soprattutto, consumo costante e senza fine di suolo, in un territorio finito e piccolo come la Pianura Padana, sono le principali cause della mattanza umana che investe noi o le persone che amiamo di anno in anno. E a nulla servirà il green-washing della giunta Sala o delle varie amministrazioni comunali della Martesana che si lavano la coscienza piantando qualche decina (quando va bene) di alberi ma, al contempo, danno il via libera a sempre nuove costruzioni.
Un vero stop al consumo di suolo e il parallelo riutilizzo delle migliaia di case, capannoni e fabbriche abbandonate che sono lasciate a marcire un po’ ovunque. Un piano per la mobilità ecologica e un vero progetto di riforestazione urbana (con milioni di alberi al alto fusto) devono essere strategie da mettere in campo subito, in barba al fatto che economicamente non producano profitto. Martesana Libera e le realtà che la compongono sono qui anche per questo: denunciare e lottare per un sistema diverso, che sia basato sull’equilibrio ambientale, sull’uguaglianza e la giustizia, contro la società del consumo, del profitto ad ogni costo e del cemento.

Cambiare rotta subito, perché ogni patologia respiratoria e ogni morte ad esse legate non sono un triste dono del fato, ma una conseguenza del sistema di “sviluppo” che ci siamo scelti.